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DIAC 2025: il dato come bene comune, dalle città alla salute

Ogni anno il DIAC pone una domanda essenziale: a cosa servono davvero i dati, se non migliorano la vita delle persone? La convention DAMA Italy, per la prima volta a Torino (con più di 350 professionisti tra Environment Park e streaming) ha offerto una bussola a chi guida il Data Management e l’AI in aziende pubbliche e private.  

“Data for Good” – tema dell’edizione 2025 – è un impegno operativo prima ancora che culturale: significa norme comprese e applicate, qualità dei dati verificabile, responsabilità nell’uso dell’Intelligenza Artificiale e capacità di condivisione. Prossimo appuntamento al Palazzo Lombardia di Milano, giovedì 26 novembre 2026.  

Dalla tradizionale Survey DAMA Italy (qui l’edizione 2024) presentata dal vicepresidente Franco Francia focalizzata su Energy&UtilitiesIl dato principale: quando la competenza aziendale cresce, il Data Management si sposta dall’IT alle funzioni business; cresce la maturità sulle aree principali della DAMA Wheel; restano però segnali di discontinuità culturale, progetti isolati (tecnologia senza regia) e responsabilità non definite.  

Il dato come bene vivo, anche per le città 

Dal leader dell’Agenzia per l’Italia Digitale, Mario Nobile, una metafora efficace: il dato come un ulivo (simbolo del G7 in Puglia) da curare in modo costante. Come per questi alberi straordinari, senza una continua raccolta e manutenzione non esiste valore pubblico dei dati, né ha senso separare in modo artificioso PA e privati. In questa cornice si inserisce l’altruismo dei dati (DGA) e il Registro UE delle organizzazioni di data altruism richiamato da Nino Letteriello, presidente DAMA Italy. 

L’assessore del Comune di Torino con delega ai sistemi informativi, Marco Porcedda, già ufficiale dei Carabinieri esperto di cybersecurity, ha parlato di “città data-embedded” perché “data driven non è più sufficiente”. Oggi il digital twin è tra i migliori strumenti per pianificare e misurare, assieme al protocollo CIA (confidentiality, integrity, availability dei dati) e allo sviluppo di un CZRM (Citizen CRM) per ottimizzare i dati.   

Efficienza digitale e salute 

Massimiliano Nicolini (Fondazione Olitec) ha raccontato nuove metriche di efficienza software (calcolare energia, emissioni e costo per ogni bit) spiegando che la stima dell’impronta energetica degli applicativi che usiamo e dei data center può diventare un asset per la sicurezza nazionale; ma senza criteri e verifiche indipendenti (“come fa AIFA su ogni farmaco”) l’Italia rischia colli di bottiglia energetici nel 2030-2040. 

“L’uso manageriale dei dati fatica a entrare nei processi sanitari per la mancanza di una vera Data Strategy” ha sottolineato il direttore di FinpiemonteMario Alparone, sottolineando che “i sistemi di rendicontazione sanitaria Stato-Regioni attuali si occupano solo dei volumi delle prestazioni erogate, non dell’effettiva cura dei pazienti”. La soluzione? Abbattere i silos e passare dal ROI all’OFDS (Outcome for dollar spent).  

Corsa globale alla Physical AI e scenari 2040 

Emanuela Girardi, presidente ADRA (associazione europea su AI, Data & Robotics) fotografa l’AI Race globale e la necessità di passare all’Agentic AI e Physical AI, investendo di più nel sistema industriale: 80 Paesi hanno una strategia AI, ma pochi la traducono in esecuzione. Michela Milano (professoressa ordinaria Unibo di Sistemi Intelligenti) richiama l’interdisciplinarità (ingegneri, filosofi, scienze sociali) e i data bias: dai modelli dermatologici meno accurati sulla pelle scura ai chatbot addestrati su tweet con linguaggio inappropriato.  

Da Letizia Sampoli del Cerved un approccio pragmatico: chiarire se il dato è ancora grezzo o già uno score, se la vista è storica/attuale/prospettica e quali fenomeni vogliamo davvero spiegare; costruire tool, ad esempio per il risparmio energetico (come fatto sul fotovoltaico in Emilia-Romagna), con fine-tuning anche sui comportamenti osservati; proiettare al 2040 con scenari climatici e affinamento progressivo del dato.

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